Recentemente abbiamo pubblicato sulla nostra pagina il Trofeo Platino relativo a Days Gone su Ps4. Ora parliamone.
Partiamo dal presupposto, che ogni gioco a cui mi dedico è sempre giocato al più alto livello di difficoltà possibile. Decisione discutibile ma adoro le sfide, c’è poco da fare. Grazie all’abbonamento PsPlus ho potuto scaricare Days Gone, titolo che mi aveva sempre incuriosito, e dopo averlo “Platinato” su Ps4, vi butto qui due righe (senza importanti spoiler di trama) per parlarvi di questa esperienza… agrodolce. Ma andiamo in ordine: intenta diamo i voti alle principali categorie del gioco.
- Grafica: 7
- Storia: 6
- Gameplay: 8
- Musica: 7
- Longevità: 8
- Voto generale : 7.2
Grafica: 7
Quando parliamo di grandi giochi Open World è normale perdere punti a livello grafico e sicuramente la vastità dei territori di Days Gone non aiuta. Passiamo da foreste a canyon, da paludi a zone innevate, da insediamenti umani a caverne sotterranee. Sicuramente la scelta è ampia a livelli ambientali, e non avrei criticato una grafica meno curata per un così ampio ventaglio di location. Ma i personaggi… Sui personaggi c’è poco da dire. Sarò eccessivamente critico, ma li ho trovati decisamente mediocri per un titolo così importante. Non parliamo di bellezza estetica, perché vista la trama cupa è giusto che i protagonisti siano “normali” e non con canoni estetici esagerati. Ma il problema è che li ho trovati anche realizzati male, a mio avviso, soprattutto nelle animazioni facciali ed espressive. Durante il Gameplay la cosa passa in secondo piano, ma nei filmati di transizione si nota parecchio. La versione per Ps4pro o per Pc è ottimizzata e renderà sicuramente gli ambienti di gioco ancora più gradevoli rispetto a Ps4, ma non potrà niente neppure lei sui protagonisti. Dopotutto parliamo di un gioco del 2019 e già un God of War dell’anno precedente è nettamente superiore (è pure vero che Bend Studio non è hai livelli di Santa Monica Studio). Anche i giochi di luce non mi hanno entusiasmato, soprattutto negli ambienti più selvaggi come foreste o praterie, e non hanno niente a che vedere con le ambientazione naturalistiche di un Horizon Zero Dawn per esempio. Ma in ogni caso, il comparto grafico il suo lavoro lo fa egregiamente, regalandoci panorami e luoghi tipici dell’Oregon comodamente dal nostro divano. Anche la componente atmosferica è ben strutturata e piacevole, con una grande varietà di effetti climatici che possono influenzare l’esperienza di gioco e gli spostamenti in moto.
Storia 6
Questo è il tasto più dolente. Avevo grandi, forse grandissime aspettative sulla trama, che invece più e più volte mi ha fatto storcere il naso. Se avete visto la serie “The Walking Dead” avete praticamente la Lore del gioco. Virus o arma biologica, tutti diventano zombi o una cosa simile, sopravvissuti che ammazzano sopravvissuti, accampamenti, orde e quant’altro. Gli sviluppatori saranno stati dei fan sfegatati di Daryl, visto che equipaggiando la balestra e montando in sella alla moto hai praticamente lo stesso personaggio della celebre Serie Tv. Praticamente nella trama di Days Gone non troviamo nulla di nuovo che altri media a tema post-apocalittico non ci abbiano già raccontato, con la differenza che anche quelle storie e sottotrame inserite nel gioco non convincono fino in fondo. Probabilmente è anche colpa di un ritmo un po piatto, oltre ai lunghi spostamenti in moto da una missione all’altra, ma non si riesce mai a dare il giusto peso agli avvenimenti che accadono. Oltretutto che moltissimi dei punti focali della storia, o quelli che avrebbero dovuto essere dei colpi di scena, sono banali e affrontati del protagonista con una certa leggerezza che lascia spiazzati (colpa anche delle animazioni di cui parlavo prima, sicuramente). Eppure gli elementi di base non sono male, e mixati insieme riescono a tenerti incollato allo schermo quel tanto che basta per finire il gioco: sei Deacon St. Jhon, membro di una gang di Bikers in Oregon e un ex soldato dell’esercito americano (un po scontato ma utile per giustificare la capacità di usare le diverse tipologie di armi e le conoscenze di sopravvivenza e corpo a corpo). Dopo il disastro biologico di alcuni anni prima, il mondo è finito nel caos e miliardi di persone sono diventate una sorta di zombie, detti “Furiosi”, che brulicano di notte e si rintanato in “nidi” o caverne di giorno. Gli umani sopravvissuti hanno stabilito degli accampamenti di fortuna, più o meno strutturati, e ognuno gestito in modo diverso dai propri leader. Tu e il tuo fratello di strada Boozer, rimasti uniti anche dopo che il mondo è andato in malora, siete quelli che vengono chiamati “Randagi”, ovvero che non appartengono a nessun accampamento, interagiscono con essi ma vivono in modo solitario nell’Incubo (il mondo fuori dagli accampamenti). Dopo le primissime missione, rimani separato dal tuo compagno e scopri che tua moglie, data per morta, potrebbe essere ancora viva da qualche parte. Da qui inizia realmente la storia di Deacon St Jhon, che lo porterà a scontrarsi con predoni, “Ripugnanti” (una setta di folli drogati di peyote, che venerano i furiosi e pregano di diventare come loro) e miliziani, investigando su società governative ancora in piedi come la fittizia NERO, il tutto mentre orde di Furiosi e animali selvatici tentano di sbranarti a ogni occasione buona. I rapporti tra i protagonisti, tra i principali personaggi di ogni accampamento, non lasciano il giusto segno, non ci fanno innamorare di nessuno di loro, riducendo spesso i dialoghi a una piatta conversazione per introdurre nuove missioni. Eppure c’erano i presupposti per una grande opera anche a livello sceneggiativo, purtroppo non così convincente nel risultato finale. Ciò non toglie che giocando si voglia andare fino in fondo alla storia, anche solo per curiosità personale, ma non è di quei giochi che dopo averlo finito lasciano un vuoto dentro, anzi.
Gameplay 8
Uno dei punti forti di Days Gone è probabilmente proprio lo stile di gioco, molto semplice ma allo stesso tempo divertente e funzionale. Parliamo di un Open World senza componenti Gdr, le uniche vere customizzazioni le troviamo sulla moto di Deacon, che può essere modifica per renderla più performante e aggiungerci componenti utili come le sacche per munizioni. Anche le abilità che possono essere apprese sono poche e portano benefici marginali. Con un po di grinding leggero è possibile impararle tutte già prima di metà storia (e ricordo che l’ho giocato alla difficoltà massima consentita). Gli scontri con i furiosi possono rappresentare un minaccia giusto nelle prime fasi di gioco, diventando poi banali e ripetitive. Anche le Orde, gruppi di furiosi che possono arrivare a contare anche 500 individui, sono decisamente facili da sterminare una volta acquistate le giuste armi e preso mano con le dinamiche di gioco. Nota dolente è forse la componente IA sui nemici umani, da cui ti aspetti un minimo di tattica in più negli scontri, mentre la maggior parte delle volte sono limitati al semplice nascondersi e sparare a caso nel punto in cui ti hanno avvistato. Risulta però divertente l’interazione tra le varie tipologie di nemici: in uno scontro a fuoco tra noi e un gruppo di predoni per esempio, il rumore degli spari potrà facilmente attirare mucchi di furiosi che si lanceranno nella mischia colpendo chiunque gli capiti a tiro. Stesso discorso vale con animali selvatici quali Lupi, Orsi e Puma, che possono facilmente essere un problema mentre giriamo per la mappa (anche a cavallo della nostra moto) o durante la ricerca di un approccio Stealth per ripulire un campo di predoni. Le tipologie di armi sono varie, ma ne possiamo equipaggiare un massimo di 3 da fuoco e una da mischia, senza contare le armi da lancio, trappole e diversivi. Le armi non hanno modifiche, tolta la possibilità di montarci su un silenziatore che andrà sostituito nel tempo a seconda dell’utilizzo. Anche armi da mischia hanno un usura più rapida a seconda di quanto le usiamo, ma possono essere riparate o modificate trovando parti compatibili. Il crafting è facile e veloce, non richiede neppure di fermare il gioco per accedere a scomodi menù, ma basta aprire la ruota delle armi e il tempo d’azione rallenterà per permetterci di scegliere o costruire velocemente l’oggetto desiderato. Anche a difficoltà di gioco elevate le munizioni non sono un vero problema, facilmente acquistabili negli accampamenti o recuperabili sulla mappa ogni qual volta troviamo un automobile della polizia abbandonata. Il carburante della moto invece può dare qualche problema nelle prime fasi del gioco. Non tanto per la rarità nel trovarlo, ma per la capienza del serbatoio della moto così ridicola da costringerci a fare più volte rifornimento per ogni spostamento. I combattimenti, siano contro umani o furiosi, sono divertenti e facili da gestire. Gli umani uccisi possono lasciare oggetti utili per il crafting, mentre i furiosi di ogni tipologia lasciano le proprie orecchie che possiamo vendere negli accampamenti per crediti e reputazione. Le missioni sono sostanzialmente le stesse per tutto il gioco (recupera l’oggetto, libera un campo di nemici, cerca la persona indicata, e così via), risultando ripetitive e abbastanza noiose, salvo per il fatto che possiamo incappare in eventi casuali durante il tragitto (può capitare che sentiamo richieste d’aiuto di persone intrappolate dai furiosi o dai banditi, che troviamo gruppi di furiosi che cacciano selvaggina o si scontrano con altri umani, o che veniamo attaccati da animali selvatici o nemici rari). In generale la cosa più piacevole in Days Gone è girovagare con la propria moto, il che può ammortizzare anche queste missioni ripetitive per il gusto di raggiungere i luoghi designati. È inoltre importante cercare le vecchie stazioni di ricerca abbandonate della NERO, una società governativa che si è occupata della questione Zombie fin dall’inizio. Al loro interno è possibile trovare alcuni appunti che arricchiscono la storia di gioco, una upgrade da utilizzare per migliorare parametri come Energia, Vita o Concertazione, e infine un letto sicuro per riposare. Una grande pecca sta nella scelta degli sviluppatori di rendere il protagonista impossibilitato a nuotare, pertanto se entrate in acque abbastanza profonde avrete pochissimi secondi per tornare a riva o sarà Game Over. I combattimenti non richiedono grandi abilità da parte del giocatore, lasciando solitamente una scelta sul tipo di approccio desiderato, tra Stealth e assalto diretto, sia se parliamo di un gruppo di umani o di un Orda gigantesca di furiosi. Se calcoliamo il discorso fatto prima sulla trama di gioco, andare in giro a spaccare teste è un buon passatempo per arrivare a completare la storia.
Musica 7
In Days Gone, dove ci sono Bikers, Zombie e un mondo ridotto nel caos ti aspetti un bel Rock, un Metal pesante che ti carica durante un assalto a mitra spianato. Ma non è così… Ci sono ottime musiche di sottofondo nei momenti più importanti della storia, ma il resto del gioco è privo di importanti colonne sonore. Possiamo però ascoltare piacevoli brani acustici in alcuni accampamenti, dove un Png suonerà la chitarra acustica e canterà intere canzoni tra il country e il grunge. Un punto a favore è il doppiaggio in italiano decisamente ben fatto, ma spesso reso poco espressivo da dialoghi banali o monologhi con scatti di rabbia insensati (tipo le risposte inutili di Deacon quando ascolta la frequenza radio del campo di Copeland).
Longevità 8
Days Gone è lungo. Decisamente lungo, anche concentrandosi solo sulla storia principale. Non tanto per il numero di missioni ma per gli spostamenti nella vasta mappa. Infatti i territori dell’Oregon sono suddivisi in 6 settori, che sbloccheremo man mano che procediamo nella storia. Anche a fine gioco, dopo aver sbloccato e liberato tutti i passaggi tra i vari settori, rimane un viaggio incredibilmente lungo spostarsi in lungo e in largo sulla mappa (sempre se state in sella alla vostra moto, perché a piedi diventa un epopea). Per i malati come me questo è solo che un punto a favore del gioco, calcolando inoltre che a difficoltà elevate viene eliminato anche lo spostamento rapido. Nonostante ci siano queste immense distese di pixel, le ho spesso trovate immense distese di nulla. Si perché per chi come me adora esplorare enormi mappe e scandagliare ogni anfratto pensato degli sviluppatori, è frustrante non trovare nulla di interessante per cui valesse la pena impegnarsi tanto. Perché Days Gone non ha praticamente nulla, all’infuori dei collezionabili e delle missioni secondarie per cui valga la pena esplorare tutta la mappa. Niente Easter Egg, niente armi speciali nascoste o oggetti speciali. Nulla. Ma allo stesso tempo la cosa può essere utile per chi decidesse di seguire le mie orme e di andare a caccia dei trofei utili per platinarlo. La storia principale raggiunge tranquillamente la soglia di almeno 40 ore di gioco, che possono essere raddoppiate inserendo tutte le missioni secondarie e le attività complementari di fine gioco (tipo la caccia a tutte le Orde per esempio). Inoltre gli eventi causali sparsi per la mappa sono infiniti, quindi la nostra attenzione sarà sempre attirata da qualcosa anche dopo aver terminato il gioco. Non ha componenti multi-player, di nessun tipo.
Considerazioni finali.
In generale è stato un titolo piacevole da giocare, anche se intervallato da momenti di noia, ma sicuramente un esperienza da provare. Le tematiche cupe e dure trattate non sono mai realmente oppressive, lasciando per lo più molto spazio al nostro sfogo personale di rabbia contro ogni creatura che si muova, per poi sgasare allegramente con la nostra moto verso il prossimo massacro. Avendolo giocato gratuitamente tramite l’abbonamento PsPlus sono pienamente soddisfatto, ma a postumi se lo avessi comprato cash, probabilmente sarei rimasto un po amareggiato.